martedì 7 aprile 2015

L'OCCHIO DIVINO... Occhio di Horo o Occhio di Ra oppure Occhio di Osiride?




Occhio di Ra, Occhio di Horo, Occhio di Osiride: sono simboli ricorrenti nel pensiero teologico del popolo egizio: complesso e incomprensibile per noi gente moderna.
Il culto dell’Occhio Divino, in realtà, è presente anche in altre culture ed è sempre simbolo della “Grande Dea dell’Universo.”
Non si può dimenticare che l’inizio della civiltà egizia coincide con la fine del Matriarcato e che molti dei miti e dei simboli del Matriarcato confluiranno nel nuovo pensiero teologico.
Lo stesso avverrà per le altre culture, d’altronde.
Ma vediamo un po’ più da vicino questi simboli.

- L’Occhio di Ra (occhio destro), raffigurante la forza del Dio Supremo
Nella Dottrina Eliopolitana di On (la Eliopolis dei Greci) il Neter-Wa o Dio-Unico o Supremo, si chiamò per prima Atum, poi Atum-Ra e infine semplicemente Ra.
Viveva immobile nel Nun (Acque Primordiali), fornito di un “Occhio” (Irep), assieme ai figli: Shu e Tefnut.
Un occhio, però, che, raffigurato, non era mai umano, ma di un falco.
Il mito racconta che un giorno Shu e Tefnut si allontanarono da lui e si persero nel Nun. Ra, allora, mandò il suo “Occhio Divino” a recuperarli.
Al ritorno, però, l’Occhio trovò una sgradita sorpresa: al suo posto c’era un altro Occhio. S’infuriò così tanto a quella vista, che per placarlo, Ra dovette trasformarlo in un cobra e attorcigliarselo intorno al capo.
Quando più tardi Ra si ritirò per lasciare il Mondo Creato nelle mani degli Dei prima e degli uomini dopo, questo atto fu considerato la prima forma di incoronazione di un Faraone: l’urex, il cobra divino, eretto sulla fronte.
Dalle copiose lacrime versate dall’Occhio in quel frangente, nacque il genere umano: questa parte del mito comprova la natura femminile dell’Occhio Divino.
L’uomo, dunque, nella Teologia di Eliopoli, nasce dalle lacrime di rabbia dell’Occhio Divino di Ra, il Dio Supremo.
Il primo Occhio divenne il Sole e il secondo, la Luna.  Vediamo come e quando.


- L’Occhio di Horo (occhio sinistro)
Se il primo mito è legato ad Eliopoli, quello riguardante Horo è parte, invece, della Dottrina Osiriaca di Abidos, centro in cui si praticava il culto di Osiride.
Horo, figlio di Osiride, lotta con Seth, fratello di Osiride ed usurpatore del suo trono (Seth regnava sul Delta e Osiride nella Valle).
In uno dei numerosi scontri, Seth riuscì a strappare un Occhio (l’Udjat) al nipote ed a gettarlo via; dal canto suo, il giovane Horo non fu da meno e gli strappò gli organi genitali.
A questo punto intervenne Thot, Dio della Sapienza, Signore della Magia e Guardiano della Luna.
Thot si pose immediatamente alla ricerca dell’Occhio e lo ritrovò nella Tenebra Eterna.
Lo ritrovò, però, ridotto in pezzi e lo ricompose, ottenendo una frazione di 63/64, così rappresentati: 1/2 - 1/4 - 1/8 - ecc.
Ogni frazione divenne una fase della Luna: calante e crescente.

Questo racconta il mito, nella pratica, invece, troviamo l’Udjat (Occhio di Horo) sotto forma di amuleto contro gli infortuni, utilizzato da coloro che praticavano attività pericolose. Lo ritroviamo anche nelle tombe, a protezione da insidie e pericoli cui era sottoposto il Ka (spirito) del defunto, nel viaggio attraverso la Duat (oltretomba).

(curiosità: se visitate il Museo Egizio di Torino, vi capiterà di veder dipinto un “Occhio” su qualche sarcofago: era una “finestra sull'universo” attraverso cui il defunto poteva dare una sbirciatina al mondo esterno… ah! Questi egizi!)

- l’Occhio di Osiride
Il mito narra che l’Udjat, essendo ormai mobile sul volto di Horo, sia stato da questi “prestato” al padre, Osiride, per risanarlo da una congiuntivite, malanno assai comune in Egitto… da cui, evidentemente, nemmeno gli Dei erano immuni.

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