“Non è bene che l’uomo resti da solo, facciamogli un aiuto simile a
lui.” si legge nella Bibbia (Tobia
(8/6)
Amore e Matrimonio.
Non solo unione sessuale allo scopo di procreare o avere una vita
affettiva, però, ma anche vita di coppia
in unione con Dio, rafforzata
con la preghiera e la Benedizione.
Diciotto anni era l’età giusta per contrarre matrimonio per l’uomo e
dodici e mezzo per la donna.
La Legge prescriveva che la
donna fosse libera di sposare chi voleva ma che la scelta restasse nell’ambito
della tribù e che cadesse sul parente
più prossimo.Soprattutto se la donna era figlia unica, allo scopo di
evitare che il patrimonio finisse in
un’altra tribù.
Era necessario, però, il
consenso del padre della sposa il quale aveva l’obbligo di cedere la figlia al
parente più prossimo.
L’istituzione del matrimonio prevedeva due fasi:
-
La Richiesta di prendere in
moglie una donna fatta da amici o
parenti delll’aspirante marito.
-
L’accettazione formale da parte della donna.
Il Rito matrimoniale consisteva:
-
Consegna della sposa allo sposo da parte del padre di lei
-
Invocazione della Benedizione di Dio
-
Stesura del contratto matrimoniale
Nel contratto matrimoniale si dichiarava la libera volontà dell’uomo e
della donna di contrarre matrimonio, lo stato di verginità della donna, i beni
che la donna doveva portare in dote e
l’ammontare dell Mohar, la somma che lo sposo doveva consegnare al padre della
sposa o a chi aveva potestà su di lei .
IL Mohar era una somma in
denaro o in beni che diventava proprietà della sposa, ma che
di solito era amministrata dal padre di lei. Essa, però, tornava nelle mani
della donna in caso di divorzio o
di decesso del marito.
Ad accompagnare la stesura del Contratto Matrimoniale c’era anche un rituale simbolico: lo sposo copriva la sposa con il proprio
mantello. (in caso di divorzio,
invece, lo sposo tagliava un lembo del
mantello della sposa).
A suggellare la Cerimonia Matrimoniale c’era il Banchetto Nuziale,
allietato da danze, canti e suoni.
Per vedove in seconde nozze, la cerimonia veniva celebrata il quarto
giorno a partire dalla domenica e cioè il mercoledì. Per le ragazze vergini,
invece, si celebrava il terzo giorno e cioè il martedì.
Il giorno successivo si riuniva il “Tribunale speciale”: se la ragazza
non era vergine le veniva inviato
il “Libello del ripudio”.
Con il matrimonio lo sposo acquisiva la potestà sulla donna, ma non la proprietà. Egli aveva
l’obbligo di provvedere al suo
sostentamento, ma non poteva vederla e cederla ad altri.Durante il rito, gli
sposi pronunciavano la formula
attraverso cui manifestavano la propria
libera volontà ad unirsi in matrimonio:
“Tu sei mia sorella per
sempre.” dichiarava l’aspirante sposo.
“Tu sei mio fratello per sempre” dichiarava l’aspirante sposa
I termini “fratello” e “sorella” presso le antiche culture avevano anche altri significati, tra
cui “sposo” o “sposa”.
Le cerimonie di Richiesta
Matrimoniale o Fidanzamento e quella di
Matrimonio vero e proprio erano
distanziate da un lasso di tempo più o meno lungo ed erano accompagnate da riti, feste e banchetti che duravano non meno di sette giorni, un
periodo chiamato “Settimana nuziale” , ma che poteva prolungarsi addirittura per un’altra settimana.
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