venerdì 28 luglio 2017

La giovanissima AGAR che "vien data"... al vecchio ABRAMO?... Oggi, simile situazione "domestica" ha un nome: VIOLENZA.




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.......................... intanto pensavo che, qualunque fosse la ragione di quello strano dialogo fra noi, Sarai faticava davvero molto a portarlo al dunque. Poi, finalmente, proprio mentre stavo per congedarmi da lei col pretesto di inseguire il piccolo, lei disse tutto d’un fiato:
“Il Signore di Abramo mi ha fatta sterile. Abramo non ha eredi legittimi. Tu potrai dargli il figlio desiderato."
Non credevo alle mie orecchie.
"Abramo ha già il suo erede in Seir." risposi.
"La madre di Seir è una concubina, anche se di sangue caldeo.- replicò lei. – Tu puoi dargli l’erede che tanto desidera.”
“Tu permetteresti questo?”
“E’ la legge di Abramo che lo permette e... il mio amore per lui.” sorrise. Un immenso dolore, però, nascosto nella voce e nello sguardo, stese sul suo volto un velo sottile e sublime: la rinuncia per amore. Invidiai quella sua capacità di amare senza confini.
Quella sera finsi di dormire quando Abramo venne a stendersi accanto a me sulla stuoia e le sue mani cercarono la mia pelle tra le pieghe della tunica. Il suo alito mi accarezzava; il respiro mi avvolgeva. Sentivo la sua irrequietezza, l'anelito di libertà e di spazio nascosto in ogni suo gesto. Ero certa che neppure Sarai, nonostante il suo grande amore, conoscesse le recondite profondità del suo spirito come le conoscevo io.
Mi mossi, con un gesto d’insofferenza, ma lui mi trattenne e con dolcezza sciolse il nastro dei capelli che mi nascondevano volto, sguardo e tutti i dubbi.
"Tu... piccola Agar, hai assunto le sembianze e la dolcezza di Ishtar per entrare in me." disse in un bisbiglio.
Non disse altro ed insieme restammo ad ascoltare il sopraggiungere d’ignote sensazioni ed io lasciai che il desiderio m’inclinasse verso quell'uomo cui ero stata assegnata per dovere, ma a cui mi stavo concedendo per amore, poiché era amore il sentimento che stava nascendo dentro di me. L'abbandono dei sensi mi frastornò, origine di un sottile piacere che mi procurava quasi malessere fisico. I miei nudi occhi di fanciulla, chiusi al dolce disagio di quel turbamento, vedevano il suo cuore riempirsi di dolcezza. Il suo respiro ansante sul mio seno, la sua smania sulla mia pelle, il suo corpo che ardeva come fascine secche aggredite dalle fiamme, l'incanto incomparabile di quell'attimo, il fantasma di quello smarrimento... ma d'un tratto tutto andò dissolvendosi, turbato da un’improvvisa presenza: Hiram… la presenza di Hiram sotto la tenda.
Una volta ancora quell’ingombrante presenza: il Sogno. Così viva, così intensa, così reale, che pure Abramo parve avvertirla, poiché rovesciò il capo all'indietro.
Cercai di trattenerlo e di allontanare Hiram.Volevo dire addio per sempre al Sogno e trattenere la Realtà, ma non ci riuscii.Non riuscii a trattenere l’uomo a cui mi stavo concedendo, perché non era il fantasma di Hiram quello che lui sentiva.
Un altro fantasma vagava intorno a noi: Sarai, che piangeva nella parte più fonda della tenda. Avvertii di colpo il disagio di Abramo e nel contempo la contrarietà.
Succede a chi riceve in sacrificio un atto d'amore troppo grande! Solo gli Dei restano indifferenti alla grandiosità di un sacrificio. Gli uomini invece ne sono sopraffatti.
Compresi che l'essenza dell'unione fra Sarai ed Abramo stava proprio nella sublime necessità di quell'atto di rinuncia da parte di lei. Il turbamento di lui, però, il suo disagio, non bastavano ad acquietare la smania di Sarai. Nulla poteva placare il suo dolore e la sua mortificazione.
Continuai a "vedere" Sarai anche dopo che Abramo si fu esiliato dalla mia stuoia per tornare da lei. Continuai a "vederla" mentre le dormiva accanto, il capo poggiato sul guanciale, pago e rilassato fra le sue braccia.
"Sentivo" l'orrore di Sarai di fronte al sangue della "piccola egiziana" mescolato al seme del suo uomo e "sentivo" i suoi sonni agitati e interrotti dal dubbio e dallo sgomento.
Provai pietà per lei, ma anche un grande sentimento di invidia, perché lei sapeva amare la persona al di sopra dell'Amore mentre io amavo l'Amore al di sopra della persona. Fui certa di non essere io la più fortunata.
(continua)
brano tratto dal libro AGAR di Maria Pace

potete richiderlo direttamente  all'autrice con dedica personalizzata 

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