ANTICA ROMA -
LE MAGISTRATURE
Quante volte ci siamo chiesti quale
fosse il segreto del successo di Roma, tale da assegnarle il ruolo di Cuput
mundi, ossia Capitale del Mondo?… Del mondo allora conosciuto, dove si rispettarono
le sue leggi e si contarono gli anni ab
urbe condita, cioè “dalla
fondazione della città”. La risposta,
forse, possiamo trovarla nella disciplina e nel controllo esercitato dalle
istituzioni.
Ciò che, ad esempio, faceva la forza dell’esercito
romano non era tanto l’organico, cioè,
la struttura secondo la quale veniva organizzato l’esercito, ma era la disciplina, ossia, l’austera educazione, dal carattere di obbedienza assoluta.
E la disciplina era davvero molto,
molto dura.
Il giovane romano a sedici anni era
chiamato alla leva militare obbligatoria e ci restava per dieci anni, dopo di
che, poteva continuare a restare nell’esercito oppure intraprendere la carriera
politica, che era sottoposta ad ogni
sorta di controlli.
Il potere era suddiviso fra diverse sfere di competenze,
preposte ai compiti più disparati, ma Si trattava sempre di cariche temporanee ed elettive e mai di professione, come avverrà invece in epoca imperiale.i
Le magistrature, ossia, le cariche
pubbliche, a carattere elettivo e di durata limitata nel tempo, andarono
definendosi soprattutto nel periodo repubblicano, permettendo ai rampolli di famiglie patrizie e senatoriali, di accedere al mondo
politico.
La successione delle cariche
pubbliche o magistratus, ( termine
che indicava tanto il Magistrato quanto la Magistratura) costituiva il cursus honorum.
Molte le restrizioni per accedere
alla Magistratura Potevano diventare Magistrati solo i cittadini di sesso maschile,
gli uomini liberi e con cittadinanza romana; erano esclusi, quindi, i liberti,
ossia gli schiavi affrancati e gli stranieri residenti a Roma…
Le candidature venivano esaminate da
Magistrati con imperium, (autorità
superiori con massimo potere), nei
Comizi Centuriati, in Campo Marzio. Non era la loro unica mansione,
naturalmente, a questi Magistrati
spettava anche il compito di
eleggere gli altri Magistrati, di approvare i progetti Leggi,
di giudicare in particolari
processi, ecc…
Il primo gradino del cursus era quello della Questura. I Quaestores
erano Magistrati con competenze soprattutto
di natura finanziaria. La carica durava
un anno, nel corso del quale
amministravano il tesoro dello Stato, l’aerarium e il tesoro militare, spolia bellica. ecc… Inizialmente
erano in due: quaestores aerarii, cui si aggiunsero due quaestores militares ed in seguito ancora due quaestores classici, addetti
alla flotta; alla base c’erano venti uomini, una sorta di assistenti di
Magistrati, divisi in quattro Collegi, il più antico dei quali era quello dei Tresviri capitales, incaricato di occuparsi della Giustizia, comprese
indagini in casi delittuosi.
Il proseguimento della carriera era condizionato dalla
benevolenza del giudizio espresso sul lavoro svolto: se soddisfacente, il giovane
poteva candidarsi per un avanzamento di carriera, in caso contrario veniva bocciato e
non poteva candidarsi per almeno dieci anni
Magistrati di ordine minore erano i Tribuni
plebis, Tribuni della plebe, istituiti
nel 494 a.C. a seguito della secessione della plebe, con funzione di garanti e difensori dei loro
diritti e con la
facoltà di porre il veto a quegli atti presentati da Magistrati, che potevano risultare sfavorevoli alla plebe.
L’avanzamento di grado poteva contemplava la nomina ad Edile, sempre
per un anno e con il compito di sovrintendere ai beni culturali della città ed
a tutti gli edifici pubblici e di interesse pubblico. All’origine erano due,
gli aediles plebis ed erano
strettamente legati ai Tribuni della plebe. A questi Magistrati minori era affidata
anche la cura delle strade e degli
acquedotti, l’approvvigionamento della
città e perfino l’allestimento dei giochi pubblici. Anche questi furono raddoppiati, nel 367 a.C.
affiancati da due aediles curules, di
provenienza patrizia.
Il gradino successivo, era quello della Pretura, carica altissima della Magistratura maggiore, che si otteneva sempre
attraverso lo stesso procedimento e che durava , anche questa, un anno e poteva
essere civile e militare. Se militare, significava che le persone elette erano stati
generali e capi dell’esercito e che in tempi di guerra, sarebbero tornati ad
essere generali agli ordini del capo supremo che era il Console.
Il Consolato, dunque, era il culmine della carriera in Magistratura.
Il potere dei Consoli, ossia i Capi del Potere esecutivo, poteva apparire quasi illimitato e senza controllo ed era questa la ragione
per cui i Consoli furono sempre due, affinché ognuno dei due controllasse l’operato dell’altro. In realtà,
a frenare tale potere teoricamente illimitato c’erano le Magistrature minori, ma,
soprattutto, c’era la Provocatio ad populum,
un
Istituto di Diritto Pubblico, introdotto nel 509 a,C.
che permetteva all’imputato di appellarsi al popolo riunito in Comizio.
All’inizio, a questa
carica potevano accedere solo i patrizi, ma in seguito fu concesso
l’accesso anche ai plebei: uno dei due
doveva essere plebeo.
Nacque così la figura dell’ homo novus , così chamato
perché per primo, nella sua famiglia, giungeva ad una carica della Magistratura
senza appartenere già alla nobilitas.
In realtà, costoro non erano proprio ben visti dai
patrizi ed erano gli stessi plebei a preferire qualcuno con una buona preparazione culturale e con capacità di risolvere problemi che
diventavano sempre più complessi. Molti,però, furono gli homines novi a lasciare la loro impronta: Mario, Catone il
Censore, ecc…
Suggestiva era la cerimonia di elezione a Console.
Il giorno del voto dell’Assemblea Centuriata,
l’istituto preposto, il Magistrato in
carica, dopo aver osservato le stelle ed aver avuto “pronostici” si presentava
in assemblea. Qui, i candidati, avvolti
in bianche toghe prive di ornamenti, a dimostrazione di austerità e principio
morale, aspettavano il verdetto; di tanto in tanto sollevavano i lembi della toga per mostrare
le ferite riportate in guerra e sollecitare qualche preferenza.
La carica di Console
durava un anno, aveva decorso dalle Idi
di marzo, il giorno 15 del mese in corso, fino al giorno 14 dello stesso
mese dell’anno seguente, quando terminato il mandato, era accolto nel Senato.
In tempo di pace,
competenza principale dei Consoli era
quella di convocare il Senato, assumerne la presidenza e raccogliere le
decisioni dell’assemblea che sarebbero poi
state eseguite, emanando leggi per applicarle. Giuridicamente,
sia penalmente che civilmente, le prese
di posizioni dei Consoli erano sempre decisionali. Di competenza dei Consoli era la liberazione solenne di schiavi come anche la repressione nei loro confronti, il
controllo su donne e stranieri, ecc; avevano finanche la facoltà, in materia
finanziaria, di imporre nuove tasse e
nuovi tributi, ecc…
In tempo di guerra,
con la qualifica di generali, si
ponevano al comando dell’esercito, che dividevano in parti uguali; se moriva
uno, l’altro assumeva tutti i poteri.
Le competenze dei
Consoli erano le più ricercate, ma anche
le più difficili damettere in atto, poiché
richiedevano doti di prudenza, esperienza, discrezione sia nell’interagire con il Senato che con le
Assemblee Popolari, per garantire l’equilibrio dello Stato. Equilibrio che si
realizzava solo attraverso il controllo.
Controllo reciproco,
in verità.
Le Assemblee erano
tre: i Comizi Curiati, i Comizi Centuriati e i Comizi Tributi.
I Comizi Curiati, i
più antichi, risalenti ai tempi di Romolo, erano composti solo da patrizii ; con il tempo
contò sempre di meno, fino a cedere quasi tutti i poteri all’Assemblea Centuriata.
I Comizi Centuriati,
invece, erano costituiti praticamente, dal popolo in armi e cioè, da tutti i
cittadini che facevano parte dell’esercito romano, (stranieri, schiavi e
nullatenenti esclusi).
Conservatori quelli
dell’Assemblea Curiata e progressisti quelli della Centuriata, era destino che finissero per a combattersi
tra loro, lasciando fuori dei giochi e spesso anche dei diritti, il resto della
popolazione, ossia, i plebei, i quali, finirono per riunirsi per conto proprio e discutere
nei Concili della plebe, istituto da
cui ebbero sviluppo i Comizi tributi, l’istituzione attraverso la
quale la plebe combatté lunghe battaglie per la conquista di una giustizia
sociale, allorché le fu consentito di eleggersi i propri magistrati e cioè i
Tribuni della plebe
La Lex
Villia annalis, del 180 a.C., fissava l’età minima per accedere ad ognuna delle
cariche: 37 anni per la Questura e un
lasso di due anni tra una carica e l’altra; infine, con la Lex Cornelia de magistratibus,
Silla alzò l’età minima a 30 anni per la
Questura,40 per la Pretura e 43 per il Consolato.
Una istituzione
particolare fu la Censura. La carica di Censores,
durava diciotto mesi e si poteva ricoprire ogni cinque anni, condizionata dalla
misura del censo dei cittadini. Era
proprio questo l’ufficio del Censore: accertarsi del patrimonio del cittadino per poter imporre le tasse da pagare e appurare se in grado di entrare
a far parte dell’esercito, essendo necessario possedere un censo
Oltre a questa, il
Censore aveva altre delicate mansioni da
svolgere e cioè, indagare sul comportamento privato e pubblico di
qualunque cittadino volesse candidarsi
a qualche carica pubblica. Compreso il
Senato. Più volte, infatti, spettò ai Censores
decidere chi lasciare o chi allontanare dal collegio senatoriale, oltre,
naturalmente, lo stesso Senato.
Una Magistratura eccezionale
era invece la Dittatura, della durata
di sei mesi.
Il Dictator era un magistrato straordinario
nominato dal Senato su richiesta dei Consoli in momenti di particolare gravità
o pericolo per lo Stato.
Titolare di Imperium,
ossia, il potere assoluto di governo, sia militare che civile, il Dittatore non
poteva essere rieletto, però godeva, oltre
che di potere assoluto, anche di particolari privilegi, come il diritto ad essere
scortato da 24 littori con fasci e scure.